lunedì 28 gennaio 2019

I gatti adatti per appartamento



 
Quali sono le razze che meglio si adattano alla vita in casa con gli umani? 
Il Certosino, il Ragdoll, il Siamese e il Persiano hanno un carattere più docile e amano la costante compagnia. Il gatto è un animale meraviglioso anche per la sua incredibile capacità di adattamento: ama la libertà eppure si adatta a vivere fra le mura domestiche, è abituato alla solitudine eppure condivide con l’uomo coccole e divano, ama cacciare ma sa accontentarsi dei topolini di pezza. Adottare un gatto anche se si vive in un appartamento senza balcone è quasi sempre un’esperienza positiva. 
Ciò premesso, si noti che esistono alcune razze di gatto che, più di altre, vivono a loro agio fra le sole quattro mura di casa. Quali? Il Ragdoll prima di tutte, e poi il Certosino, il persiano e anche il siamese.

 Fra le razze più casalinghe spicca il Ragdoll, docile gatto che ama il contatto con l’uomo e non sente la mancanza della vita all’aria aperta.
Le sue mire e preoccupazioni sono tutte rivolte al suo territorio e al suo proprietario, con cui ama instaurare un rapporto profondo ed esclusivo.
Il contatto fisico è anche molto importante per questo gatto che sa come fare compagnia.
Anche il Certosino si adatta bene alla vita in appartamento, è infatti un gatto particolarmente intelligente, che sa stare al chiuso così come all’aperto e, quando è solo, sa prendersi cura di sé.
Insomma, ha mille risorse: è un abile cacciatore ma se vive in casa non sarà lui a prendersela con tende e divani.
È indipendente ma di indole docile, ama stare a contatto con gli esseri umani ma solo quando lo decide lui.
È bene non insistere a richiedere la sua compagnia che verrà elargita, assieme a una generosa quantità di coccole, solo quando il felino sarà del giusto umore.
Un gatto che ama “stare in pantofole” è sicuramente il Persiano: non esiste razza più riservata e pigra di questa. Il persiano ama la propria pelliccia e non gradisce che si sporchi, predilige le comodità e la sua attività preferita è stare in panciolle.
E infine c’è il Siamese: un felino dal fascino irresistibile, buono e furbo.
Anche se ama stare all’aria aperta, non soffre particolarmente la vita al chiuso, la sua spiccata intelligenza lo rende infatti capace di apprendere le regole e rispettarle.

fonte: https://www.purinaone.it/gatto/ 
in foto: il mio gatto persiano mentre 'bruca' l'erba gatta sul balcone, posso assicurarvi che si è adattato bene a stare in appartamento, la maggior parte del tempo...dorme! :-)

venerdì 25 gennaio 2019

Per il mio cane


Grazie Saray per avermi inviato questo bellissimo decalogo!


mercoledì 23 gennaio 2019

Intervista di Vanessa a me e ai #miticipelosi

Amici è con piacere che vi annuncio che io, Kim E Ron siamo ospiti sul blog di Vanessa che ci ha dedicato il primo post che apre la rubrica "Una zampa sul cuore " per il 2019.

Se volete leggere e ....vederci....questo è il link:
Troverete notizie su me, i miei blog e altre curiosità su Kim e Ron che molti di voi non conoscono, quindi è l'occasione giusta per conoscerci meglio!
Grazie ancora Vanessa da noi 3!


giovedì 17 gennaio 2019

Sant' Antonio abate protettore degli animali perchè?

Oggi si festeggia Sant'Antonio abate, ma perchè è stato eletto quale protettore degli animali?

Ecco come lo storico Paolo Golinelli spiega l’origine del culto di Sant’Antonio e di come sia diventato protettore degli animali (per una casualità assoluta, lui che fu assalito dalle tentazioni, rappresentate in forma di animali): “Il culto popolare di sant’Antonio abate Sant’Antonio abate è, per ciò che concerne il mondo contadino, l’esempio più significativo. Di lui si sa che nacque intorno al 250 a Coma (oggi Qeman) sul­la riva occidentale del Nilo, nel medio Egitto; che si dedicò all’ascesi eremitica nel deserto; che difese i cristiani perseguitati da Massimino Daia nel311; che combatté gli Ariani ad Alessandria nel 335; che tornò all’eremo dove morì, sembra, vent’anni dopo. 
Niente di specifico lo lega al mondo rurale, e nem­meno la Vita che di lui scrisse sant’Atanasio poco tempo dopo la sua morte offre elementi concreti per farlo protettore degli animali. Gli animali ci sono, sì, ma sono soprattutto bestie feroci nelle quali si incarnano le tentazioni diaboliche, che turbano le notti dell’eremita: leoni, orsi, leopardi, serpenti, tori, aspi­di, scorpioni e lupi.
Come nasce allora la devozione popolare verso di lui? E la storia a darcene la risposta. Nel 1095 viene fon­data a Vienne la congregazione degli ospitalieri di Sant’Antonio, poi trasformata in Ordine con la regola di sant’Agostino da Bonifacio VIII, con lo scopo specifico di curare i malati di erpes zoster (comunemente detto «fuoco sacro» o «fuoco di sant’Antonio»), di cui si era avuta in Francia una tremenda epidemia, per l’uso di farina infetta di segala cornuta. L’intitolazione a sant’Antonio veniva dalla traslazione di reliquie del santo dall’Oriente, alla fine dell’XI secolo, a Bourg­ St.-Antoine, nei dintorni di Vienne. Questa congregazione fondò ospedali un po’ in tutta l’Europa, e anche nell’Italia padana: nel Torinese (Raverso, 1170), a Mi­lano, Mantova, Bergamo, Brescia, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Fidenza, Parma e Piacenza. 
Una delle principali fonti di sostentamento di que­sti ospedali era l’allevamento dei maiali, che grazie a privilegi cittadini potevano pascolare liberi intorno ad essi e, in deroga a molti statuti comunali, all’interno stesso delle città. Da ciò l’iconografia del maialino ac­canto al santo, il fuoco, simbolo dell’ergotismo – e, forse, dei falò che si usava accendere la notte prece­dente la festa del santo (falò invernali che richiamano pratiche rituali ancestrali) -, e la Tau, particolare for­ma della croce, che era quasi lo stemma della congre­gazione antoniana, portato cucito sui mantelli e scol­pito sulle porte degli ospedali di sant’Antonio. 
Queste sono le caratteristiche con le quali sant’An­tonio è stato visto dal mondo contadino, che proprio in base ad esse lo ha eletto a protettore degli animali domestici, aggiungendo al maiale i bovini e i gallinacei che sono presenti nelle immagini popolari più vi­cine a noi, quelle che si usava e si usa ancora mettere nelle stalle a protezione degli animali, e dinnanzi alle quali si accendono lumi nella notte precedente la fe­sta del santo, il 17 gennaio, quando la leggenda vuole che gli animali parlino tra loro.
Il santo eremita, modello di vita ascetica per il mo­nachesimo delle origini e del Medioevo, diventa, at­traverso la congregazione ospedaliera, un santo po­polare, che guarisce dal «fuoco di sant’Antonio», an­che grazie al grasso dei maiali con i quali gli ospedali si mantengono: sono i «maiali di sant’Antonio», e questo basta al popolo per renderlo protettore di questo animale e di tutti gli altri animali che il conta­dino allevava intorno a casa. Se si aggiunge poi che la sua festa cade in un periodo, la metà di gennaio, nel quale per ragioni climatiche si è soliti uccidere il maiale, con le carni del quale si sfamerà la famiglia contadina per il resto dell’inverno e oltre, la corrispondenza non poteva essere più completa. E la Chiesa stessa la fa propria con la pratica della benedi­zione delle stalle, alla quale il contadino rispondeva con l’offerta al sacerdote proprio degli insaccati, frut­to della recente macellazione.”

fonte: https://mantovastoria.wordpress.com/2018/01/17/s-antonio-abate/

domenica 6 gennaio 2019

Come aiutare i nostri amici pennuti al freddo

Con l’inizio di gennaio è arrivato il freddo. Neve e temperature rigide sono arrivate un po’ in tutta la penisola. Una situazione che rende difficoltosa la vita degli animali selvatici, compresi quelli che popolano i nostri giardini e le nostre città. È un dato di fatto che, ad esempio, la mortalità degli uccelli in inverno è più alta che non nel resto dell’anno. 
In questi giorni ogni anno il WWF ricorda a tutti che è questo il momento giusto per dare un aiuto ai nostri amici pennuti che tanto ci donano con la loro presenza e i loro gradevoli gorgheggi, migliorando la qualità della nostra vita quotidiana. Sistemare una mangiatoia in giardino, sul balcone o su un davanzale, oltre che rappresentare un valido e concreto aiuto per la fauna in difficoltà, ci permetterà di rilassarci praticando un comodo birdwatching casalingo, ci consentirà di saperne di più sugli uccelli che frequentano la nostra zona e ci darà l’occasione per scattare qualche bella foto. 
Le mangiatoie potranno essere acquistate con una modica spesa presso qualsiasi rivendita di cibo per animali ma se abbiamo un po’ di tempo ci potremmo anche dilettare nella costruzione faidate: on line si possono trovare parecchi tutors che ci guidano nella tutt’altro che difficile impresa. 
Possiamo anche limitarci ad appendere al ramo di un albero una collanina di arachidi realizzata facendo passare all’interno delle noccioline dello spago o del fil di ferro. Una scelta che ad esempio le cinciarelle, spesso molto confidenti, certamente gradiranno. 
Tutti i granivori apprezzeranno invece alcune spighe di panico intrecciate adagiate sui rami o una mangiatoia, naturale al 100%, realizzata con la buccia di un arancio tagliata a coppa e appesa o poggiata colmata con una bella miscela di semi, di quelle che si comprano di solito per i canarini. Circa il cibo da offrire, oltre le miscele di cui s’è appena detto (tra gli altri canapa, miglio e avena), tra le sementi più apprezzate possiamo annoverare i semi di girasole. 
Come frutti si potranno utilizzare invece quelli che ci offre la stagione come cachi, pere, mele e datteri ma anche frutta secca sbriciolata, molto gradita a esempio dai pettirossi. È anche possibile fare di più realizzando delle mini-tortine impastando strutto o margarina con briciole dolci e semi misti, da mettere poi a disposizione degli uccellini nelle retine delle confezioni dei limoni appese al ramo di un albero (sono anche in vendita). Vanno bene anche avanzi di panettone, qualche biscotto o altri dolcetti. 
Dobbiamo invece evitare le inadatte briciole di pane e nel modo più assoluto i semi salati. 
“Sul mio davanzale non mancano mai briciole di biscotti, dolci e avanzi di panettone – dice Fulco Pratesi, presidente onorario WWF Italia – Evitare le briciole di pane che non hanno alcun potere calorifico – I piccoli uccelli con questo freddo hanno difficoltà ad alimentarsi, non trovando la fonte proteica primaria, costituita dagli insetti”. 
Infine qualche consiglio di carattere generale: le mangiatoie vanno tenute sempre pulite per evitare che il cibo ammuffisca. Può essere utile, specie per i modelli senza copertura a tetto, realizzare sul fondo qualche foro per il drenaggio dell’acqua piovana, la collocazione migliore è in un punto tranquillo del giardino, magari protetto dalla vegetazione, dove la fauna selvatica di senta al riparo, ma che al contempo ci permetta l’osservazione e lo studio delle specie che vorranno farci visita. Importantissimo sarà offrire il cibo a una altezza tale da garantire la sicurezza degli uccelli. Ricordiamoci anche del fatto che i gatti sono i maggiori predatori degli uccelli nelle aree urbane: tenerli in casa nei giorni di neve sarà una preziosa accortezza per l’avifauna. 
Passeri, cince, cinciarelle, cinciallegre, merli, storni, pettirossi, tortore, fringuelli ma anche il picchio muratore e tantissime altre specie meno comuni vi ringrazieranno e vi faranno compagnia per un inverno un po’ meno freddo, in armonia con la natura. 


Per costruire mangiatoie  per uccelli con oggetti da riciclo può essere molto utile leggere qui 

martedì 1 gennaio 2019

Lo sapevate che ci sono i fuochi d'artificio silenziosi?

Ho saputo che esistono i fuochi d'artificio silenziosi! Non sono completamente 'muti' ma certo meno rumorosi dei tradizionali! Spero vivamente che altre città e paesi seguano l'esempio di quelle che li hanno adottati, per la pace dei ns amici animali...voi che ne dite? Lo sapevate?
E con questo interessante articolo io, coi #miticipelosi , vi auguro buon 2019! 

 
Capodanno sarà anche un momento gioioso per noi, in cui abbiamo la scusa per bere un po’ di più perché, si sa, a Capodanno ci si può tutti sciogliere un po’. 
Non vale altrettanto, purtroppo, per i nostri animali. Capodanno è infatti quasi sempre sinonimo di fuochi d’artificio, il che per il loro povero udito, si tratti di gatti o di cani, si traduce praticamente in quello che per noi sarebbe un bombardamento. 
A Collecchio, cittadina in provincia di Parma, hanno trovato i fuochi d’artificio perfetti: non fanno rumore, ma ci incantano ugualmente brillando nel cielo.
I geniali inventori di questa meraviglia sono i lavoratori della Setti Fireworks, una ditta italiana che ha aperto un negozio a Genova e uno a Moncalieri (Torino). Presso il loro canale Youtube potete vedere da voi la bellezza degli spettacoli pirotecnici che alla Setti sono capaci di mettere in piedi.
Per gli animali è una vera e propria manna dal cielo, questa. Sappiamo bene quanti cani si smarriscano durante i botti di Capodanno, e quanti randagi invece si mettano a correre all’impazzata, terrorizzati, finendo magari sotto le ruote di macchina. Per non parlare degli animali selvatici, che finiscono persino per abbandonare le loro tane, e talvolta lasciare soli i loro piccoli per sempre. 
Ad alcuni la notizia dei botti silenziosi forse sembrerà una novità, e quella di Collecchio l’unica eccezione, ma non è esattamente così. 
Già a Ferragosto, a Milano, è stata scelta questa nuova tipologia di spettacolo pirotecnico. La stessa scelta è stata fatta a Genova e Venezia. Molte altre città si devono ancora adattare, ma sono sulla via giusta; parliamo ad esempio di Torino, che a Capodanno 2015 ha quantomeno ridotto il numero dei botti. Sembra, insomma, che si sia sulla strada giusta. 
Noi lo speriamo vivamente, e ci auguriamo che al prossimo Capodanno ancora più città seguano l’esempio di Collecchio.